Da quando ho 19 anni vivo lontana dalla mia famiglia.
Prima l’università a Milano, poi la vita all’estero.
Non è mai stato facile partire da sola e ricostruirsi delle certezze, dei punti fermi.
Non lo è stato a 19 anni anni, ma forse è stato anche peggio a quasi 40.
Perché ho dovuto allontanarmi da quella che era diventata la mia famiglia di elezione, quella milanese.
La famiglia che ci scegliamo.
Qualcosa che va oltre alla semplice amicizia.
“Friends are the family we choose for ourself. In moment of joy and sorrow, it’s blessing to have friends who stand by us like family, making our lives richer and our hearts fuller.”
Per fortuna ai tempi del mio espatrio esistevano già i cellulari e così la distanza è stata in qualche modo alleggerita. Anche se la libertà di inviti last minute, appuntamenti fissi e
lunghe conversazioni furono per forza di cose interrotte. Così come il quotidiano condiviso.
Ma, piano piano piano, anche in Kuwait si è creato la magia di una famiglia di elezione.
Prima Drusilla, Federica ed Emanuela. Poi Amal.
Poi Simona, Elisa e Lynda.
Con la differenza che in Kuwait per un po’ non sono stata io quella che partiva per un’altra destinazione, ma ero sempre quella che restava. Per fortuna sono sempre arrivati nuovi componenti importanti: David, Alessia, Simona, Camilla, Mariangela.
Io sono il tipo di persona che ha bisogno di altro oltre alla mia famiglia.
Mio marito e mia figlia sono le mie certezze, come i miei genitori e le mie sorelle, ma io devo avere anche una valvola di sfogo esterna.
Un confronto. Ho un po’ il difetto di farmi carico di tanto all’interno della famiglia e pertanto questo nucleo esterno mi è vitale anche per lasciarmi andare. Per prendermi anche un pò in giro.
Onestamente Dubai è arrivata a sorpresa, dopo che sono stata sbattuta fuori da Kuwait. Ma sapevo che qui avevo una persona per me importante: Elena. Lei mi accolta. Avevo anche Antonella. E intorno a loro due si sono costruite altre due relazioni importanti.
Ed è così che è nata la mia famiglia di elezione.
Cinque famiglie con ragazzi di età simili.
Mariti che si piacciono.
Stessi interessi e stesse manie.
Non chiedeteci di andare nei locali fighi, siamo già stanchi prima di arrivarci e non ci interessano i buffet straripanti. Ci piacciono le giornate al mare, i giochi, le serate scanzonate. Balliamo anche solo con la musica che sceglie Elena.
Ci piace avere i ragazzi intorno anche se ora, ahimè, accade sempre meno perché sono super impegnati, ma quando accade che magia!
Abbiamo delle fisse: il Natale da Isa, il capodanno da Elena, le insalate che sono sempre a carico di Anto, che buone come lei nessuno le sa fare.
Non ci perdiamo i workshop di Isa, bravissima per yoga.
Lara ci arreda le case.
Ma in generale ci basta stare insieme per ridere, spensierati.
Si sono aggiunti dopo Valentina e il nostro Ahmeed. Io l’amico kuwaitiano l’ho trovato a Dubai.
A me basta stare con loro qualche ora, che sono felice, con le batterie ricaricate.
Mi basta guardate Giada con tutta la cumpa di italiani, che nemmeno parlano italiano tra loro, e mi si riempie il cuore.
Viola è stata la nostra salvezza durante il covid. Giada lo dice sempre.
Lei, un peperino esuberante, ha scelto Giada e si stabiliva due, tre giorni, da noi, impedendole di rattristarsi perché non c’era il papà e nessuno dei suoi giochi era a Dubai.
Viola ha riempito la casa di chiacchiere, alleggerendo quella bambina ferita e confusa che era Giada.
Due giorni fa Viola ha compiuto 13 anni e Giada le ha scritto un biglietto dicendole quanto fosse stata importante. Io lo sapevo. Ma leggerlo e sentirlo da lei è stato diverso. Anche se ora, per via del nuoto di una e della danza dell’altra, si vedono meno. Ma sanno tutto l’una dell’altra.
C’è la famiglia, ci sono gli amici e ci sono gli amici che diventano famiglia.
L’altra sera ci siamo riuniti tutti per celebrare Tommaso. Il primo diplomato della compagnia. A neanche 18 anni ha finito il liceo e parte per andare lontanissimo.
Abbiamo trascorso una bella serata, tra giochi, perché da Elena quelli non mancano mai, abbracci e risate.
L’emozione era palpabile, il primo nipote della famiglia di elezione ci lascia.
I ragazzi si sono chiusi in camera tra loro. Si sono regalati la stessa felpa.
In macchina mi è salita la commozione, perché nella mia mente rivivevo questi quattro anni insieme, ma anche le profonda gratitudine per avere queste relazioni.
La famiglia di elezione.
Gli amici che ti scegli.
Un nucleo che all’estero, se è possibile, è ancora più importante.
Ci vediamo troppo poco per i miei gusti, fagocitati dalle nostre vite, ma io so che loro ci sono.
Mi basta alzare il telefono.
Mi baste un caffè veloce.
Ma sapere di avere una famiglia di elezione mi fa stare bene.
Mimma, Dubai
che bello….